È successo davvero? E quando è stato? Le strade deserte dove passano auto che dagli altoparlanti invitano tutti a restare a casa, evitate gli spostamenti non strettamente necessari. Le mascherine sul viso. Le code per vaccinarsi. Com’è che nessuno se ne ricorda più? Una rimozione collettiva? In fondo sono passati soltanto pochi anni. Era il febbraio del 2020. I teatri chiudevano, i festival appena iniziati erano subito interrotti. Ma in quell’anno, nel 2020, cadeva anche il decennale dalla morte di Michele Perriera. Qualcuno aveva voluto ricordarlo montando uno spettacolo dai suoi testi, e naturalmente anche quello spettacolo era stato bloccato sul nascere. A causa dell’epidemia. E i due eventi si intrecciano, si mescolano in un tutt’uno, si rispecchiano nel documentario diretto da Ruben Monterosso e Federico Savonitto, presentato a giugno al Biografilm festival bolognese. Si intitola Il piano segreto, che è anche il titolo di uno dei lavori di narrativa dello scrittore siciliano.
Michele Perriera è stato scrittore e drammaturgo, regista di testi suoi e di altri, direttore a Palermo di una sua compagnia e della scuola di teatro denominata Teatès. Oltre che direttore della collana di teatro edita da Sellerio – e quei piccoli libri che riprendevano il formato di quell’altra collana di Sellerio intitolata alla “memoria”, però virando il colore dal blu a un rosso un po’ torvo, mi sono carissimi. E ricordo la sorpresa del primo titolo, una sacra rappresentazione risalente al Trecento, lui che era stato sempre legato alle avanguardie, a cominciare dal Gruppo 63, di cui era stato fra i fondatori, giovanissimo. Una figura appartata, che non ha cercato grandi riconoscimenti sul palcoscenico nazionale. Centrale però nella cultura palermitana del secondo Novecento. Non è un caso che a rendergli omaggio, a modo loro, siano qui Letizia Battaglia e Emma Dante.
Il film però ci porta all’inizio in Piemonte, a Torino. Dove la compagnia di Savino Genovese sta lavorando alla messinscena di Buon appetito, uno dei testi che compongono gli Atti del bradipo. È già in calendario il debutto dello spettacolo a Cuneo. E intanto pescando fra i materiali che escono dall’archivio, spunta un video in cui lo scrittore si chiede cosa stia succedendo nella psicologia contemporanea. Si sono perse le grandi ideologie. È un periodo di grande fragilità, di debolezza esistenziale. Che anni saranno? Probabilmente gli anni Novanta. Perriera insiste sull’indebolirsi del potere costituito. Il grande potere è nascosto. A Palermo, la mafia; altrove i servizi segreti, le lobbies. Qualcuno parla di una sua visione distopica del mondo, un universo controllato da un dio cattivo. Ma bisogna diffidare un po’ dalle definizioni frettolose. Soprattutto quando vogliono allontanare ciò che suona scomodo dal presente. Ascoltiamolo invece mentre dice: ho vissuto sempre la scrittura come un prolungamento fantastico della vita e la vita come un prolungamento fantastico del teatro. Concentriamoci sulla vita.
A Palermo Emma Dante conduce con un gruppo di anziane attrici un laboratorio su Injury time, un altro dei testi degli Atti del bradipo. Letizia Battaglia tira fuori dagli scaffali le scatole dove sono conservati i negativi delle fotografie che gli ha fatto. Io gli ho voluto molto bene a Michele, dice. E ricorda che lui l’aveva presa alla sua scuola di teatro per “imparare la regia” che aveva già passato i quarant’anni, chi altro l’avrebbe fatto. E però intanto, si diceva, in quel febbraio del 2020, è comparsa la pandemia. Il Covid 19. Le prove sono continuate per un po’, sperando che sia una cosa che finisce presto. I giornali annunciano un mese di quarantena. Poi i teatri chiudono, il regista chiude tutto negli scatoloni. Accanto alla stazione ferroviaria sono comparse le tende della Protezione civile. Deserta è anche la prospettiva lunghissima del Cassaro che si apre da Porta Felice.
È il tempo dell’attesa. Che è tempo guadagnato, come si sa. Nell’apparente sospensione, il tempo si riempie di vita. Il film passa senza soluzione di continuità dall’uno all’altro degli strati con cui è stato composto. I figli dello scrittore, Giuditta e Gianfranco, continuano a frugare fra le carte dell’archivio, a guardare su un monitor frammenti di spettacoli; lei ha avuto l’idea di raccogliere le testimonianze degli attori che hanno lavorato con lui, ciascuno farà dono di un brano recitato all’impronta. Le prove di Buon appetito sono riprese, lo spettacolo debutterà al Gobetti di Torino. Una delle ultime immagini riprende Giovanni Sollima che suona il violoncello ai funerali di Letizia Battaglia. L’inviata di una trasmissione televisiva, elmetto in testa, annuncia che i russi sono entrati in Ucraina dalla Bielorussia. La voce di Perriera ci lascia con una maledizione alle guerre. Il potere vuole che ci sentiamo tutti minacciati. Anche oggi sarebbe stato all’opposizione della propaganda che invoca la guerra per fare la pace.
© Gianni Manzella