art’o 11 – Conviene morire di tanto in tanto
Carmelo Bene non c’è più, questo è un fatto. Da questa perdita, salutata con i versi di Majakovskij in morte di Esenin, lo sguardo si allarga alla performance di Yvonne Reiner, Marina Abramovic dialogante in pubblico con Romeo Castellucci, le strane figure di Vanessa Beecroft, l’altra India di Roysten Abel, la Palermo di Emma Dante e la Calabria di Scena Verticale. E poi Eric Lacascade, Ariette, Motus, Fanny & Alexander, Laminarie, Aldo Trionfo, il Sotterraneo di Remondi e Caporossi.
art’o 10 – L’apocalisse fiammeggiante
Tornare a Giovanni Testori, per reagire alla grigia apocalisse dei valori su cui vale la pena interrogarsi piuttosto che indignarsi. Ci accompagna Sandro Lombardi, sulla strada degli scarrozzanti. E poi il cinema di Samuel Beckett, i movimenti berlinesi di Sasha Waltz e di Frank Castorf, la performance della quotidianità di Xavier Le Roy, gli atleti del cuore di Teatro Aperto, le case desolate di Jon Fosse, la belle époque del teatro di Grotowski. Si finisce con Le nozze di Antigone raccontate da Ascanio Celestini.
art’o 9 – L’indisciplina teatrale
Ci piace l’idea di un teatro indisciplinato, che si muove fuori dai generi riconosciuti. I lettori della rivista lo sperimentano nella trasversalità dello sguardo. Tutto ciò che sa sul teatro Gertrude Stein introduce alle delicatezze britanniche di Noël Coward, Kinkaleri in bilico fra le arti, Francesco Carbone fotografo del Tanztheater, il teatro polacco dopo Grotowski e Kantor e la nuova scena ungherese, Davide Iodice sotto la tenda del circo, le stanze geometriche del nuovo progetto di Motus.
art’o 8 – Il re e il buffone
Al tempo di Shakespeare c’era il re e c’era il buffone. Oggi il re ha invaso il campo del buffone, fatto che aumenta la responsabilità dell’artista. Parliamo di teatro popolare con Roland Barthes, la tragedia di Amleto secondo Brook e Zadek, il corpo orale di Virgilio Sieni, la magia creatrice di Titina Maselli, la nuova scena fiamminga con Jan Fabre servitore della bellezza, la danza sporca di quotidiano di Meg Stuart, il cuore che batte di Wim Vandekeybus. In coda La divina di Palermo di Nino Gennaro.
art’o 7 – Soluzione uno per cento
Tanti anni fa Jean Vilar reclamava per la cultura l’1 % del budget statale (francese). Abbiamo rivolto anche noi una domanda alla ministra (italiana) che però non risponde. Pubblichiamo il testo di un cricotage di Tadeusz Kantor, che alle domande invece risponde. Il mondo in una casa di Alain Platel. Paesaggi italiani: tre esempi di lounge theatre con Motus, Kinkaler e Sun Wu-Kung. L’identità smarrita di Biljana Srbljanovic, fra Toller e Brecht. Roberto Bacci e Paolo Rosa. Hedda Gabler di Teatrino Clandestino.
art’o 6 – Tamburi nella notte
L’immagine in copertina di Cécilia Kanconda sui ruderi di Gibellina ci dice di guerre lontane. E di un amico, Thierry Salmon, l’artefice di quelle memorabili Troiane, troppo presto scomparso. Apriamo con Pare brutto a nun turnà, un bellissimo testo di Enzo Moscato dedicato a Eduardo. Poi Enrique Vargas, Guy Alloucherie, l’arte del marmo di Adolfo Wildt osservata da Fanny & Alkexander, viaggi teatrali fra Puglia e Sicilia. E L’isola di Alcina di Nevio Spadoni, con a lato i pensieri di Ermanna Montanari e Marco Martinelli.
art’o 5 – La storia infinita
L’arte della scena è una storia che non finisce. Così i nostri anni Duemila ripartono nel nome di Artaud, per seguire le tracce di Giuliano Scabia e Gianni Celati, Raffaella Giordano che discorre di uno spettacolo in divenire e Giovanna Marini del cantare il non temperato. L’occhio fotografico di Cannone & Ulisse si sofferma sulla Festa di Spiro Scimone. E poi Mario Martone, Denis Chabroullet, i testi di Emidio Clementi per Masimo Volume, Federica Maestri sulla funzione critica, la nuova fioritura del teatro francese.
art’o 4 – Il secolo lungo
Dicembre 1898, al Teatro d’Arte di Mosca va in scena Il gabbiano di Cechov diretto da Stanislavskij. È l’inizio del lungo Novecento teatrale, un secolo che supera per estensione le altre grandi epoche teatrali. Lo ricordiamo nel nome di Vsevolod Mejerchol’d, ucciso nel carcere di Butyrki dal potere sovietico. Lo ricordiamo parlando di e con Luca Ronconi, Federico Tiezzi, Pina Bausch, Kazuo Ohno, Jérome Bel, Alfonso Santagata, Mandiaye N’Diaye e Marco Martinelli.
art’o 3 – Una piccola nota di cristallo
L’immagine della spoglia sala di Lenz teatro, a Parma, spinge a parlare di spazi anomali per il teatro. Ma si parla anche del teatro tragico di William Butler Yeats, di nuovo circo, della danza di immagini di Anna De Manincor, Federico Tiezzi al cuore di Cechov, Eimuntas Nekrosius al lavoro su Otello, la conferenza di Xavier Le Roy, Roberto Castello, l’evoluzione formale del teatro latinoamericano e quello multirazziale e mediatico di Peter Sellars. Cantà, scrive il corpo vocale di Enzo Moscato.
art’o 2 – Io ero Amleto
Non voglio più uccidere, dice l’Amleto di Heiner Müller. Dalle rovine d’Europa su cui si aggira l’egoista Fatzer di Brecht al presente delle arti sceniche, conversando con Pippo Delbono, Stéphane Braunschweig, Lev Dodin. E inoltre canto e melodramma nel teatro dei gruppi, in Bolivia col Teatro de Los Andes, Leslaw e Waclaw Janicki, i gemelli del teatro di Kantor, Marco Cavallo. Chiudono il numero i testi per la scena di Mariangela Gualtieri, verso Parsifal.
art’o 1 – L’assalto al cielo
Il primo numero della rivista si apre nel nome di Alfred Jarry, il precursore di tutte le avanguardie, con l’Ubu sudafricano di William Kentridge, i Polacchi delle Albe e la famiglia ubuesca di Alfonso Santagata. Nelle pagine interne la solitudine del coreografo, lo sguardo di Jerzy Grotowski, teatro e infanzia alla scuola di Chiara Guidi, il teatro raccontato da Cesare Garboli. Chiude l’Ur-Hamlet riscritto nella bellissima lingua siciliana di Franco Scaldati.
art’o zero – Che cosa sono le nuvole
Ad aprile 1998 art’o si presenta con un “numero zero” che ne annuncia le intenzioni. Con gli occhi puntati sulla scena del Novecento. La ricerca di un altro sguardo introduce al laboratorio di Ariane Mnouchkine raccontato da Hélène Cixous, il teatro infantile della Societas Raffaello Sanzio, le immagini kleistiane di Melina Mulas, Danio Manfredini Al presente, la danza inquieta di Sieni, Cosimi e Bendongué, le polaroid di Marco Martinelli sui CSI, la lingua di Spiro Scimone.