Prendendo spunto dal naufragio economico della Swissair, poco tempo fa Christoph Marthaler aveva realizzato una delle sue geniali creazioni, mescolando crisi del teatro (quello municipale di Zurigo lo aveva da poco cacciato) e progetti di ristrutturazioni, regressioni sentimentali e maneggi di burocrati.
Non può non venire in mente questo precedente davanti a Sabenation, lo spettacolo del collettivo berlinese Rimini Protokoll che mette in scena il fallimento di un’altra compagnia aerea, la Sabena appunto, bandiera dell’aviazione belga non meno di quanto l’altra fosse ai suoi bei giorni uno dei simboli della celebrata precisione svizzera. Tanto per cominciare, c’è di mezzo anche qui la Swissair, giacché il colosso svizzero nel ’95 acquisisce Sabena quasi per la metà, ben presto sommersa dai debiti. E c’è anche qui quel senso di impotenza, davanti al preannuncio di un disastro che pure un attimo prima sembrava impossibile.
Qui però si arrestano i punti di contatto fra i due lavori, che infatti sembrano andare in direzioni opposte. In Groundings, l’inconfondibile tocco di Marthaler prende di mira con feroce divertimento la cosiddetta classe dirigente, gli “specialisti” verbosi e maneggioni quanto incapaci, manager e finanzieri creativi, esperti di marketing e di pubblicità. Ne fa a pezzi il linguaggio e la risibile “filosofia d’impresa”. Sabenation è invece tutto dalla parte delle vittime di quel tracollo, è a loro che dà voce, le migliaia di dipendenti rimasti d’improvviso senza lavoro nel novembre 2001. Arrivi in aeroporto come tutte le mattine e ti accorgi che la tua tessera magnetica di riconoscimento non funziona più, racconta uno di loro. Andate a casa e ascoltate le notizie, gli dicono – e così recita il sottotitolo dello spettacolo. Ma la notizia è una sola, che devono reinventarsi una vita.
Ed eccolo qui davanti, un campionario per niente banale di quegli uomini e quelle donne travolti dalla “new economy” globalizzata o come vi piace chiamarla. C’è quella che ha appena fatto il mutuo e ora non sa come pagarlo. Quella che è finita in prima pagina sul giornale. E quello che a tutti i costi voleva diventare pilota, sfidando un’insufficienza fisica. La casa la disegnano con una striscia bianca di nastro adesivo sul palcoscenico spoglio e casuale, bombardato da una pioggia di palline da ping pong colorate d’arancio. Uno schermo sul fondo, da un lato, un gabbiotto di lamiera dall’altro, quattro poltroncine in fila di un aereo che non c’è più, li vedremo in demolizione in un video. Meno facile disegnare nuovamente la propria vita, stretti fra il passato recente che ritorna ossessivamente alla mente (ecco vecchie divise e gadget, slogan promozionale che ora fanno tristezza, le magliette della squadra aziendale sopravvissuta alla società, lucine che simulano una pista di atterraggio, ma anche un cetriolo può trasformarsi in un modellino di airbus) e la necessità di un surplus di fantasia per crearsi un lavoro che nessuno ti offre più. Un frenetico cambiare una cravatta dietro l’altra accompagna la sequela delle richieste di impiego inascoltate.
Ci vuole altro. Ad esempio far virtù di quel ti è capitato e mettere su una scuola per aspiranti a un impiego, come affrontare un colloquio di lavoro, sorridere, stringere la mano, proviamo come si esce dalla stanza, mai voltando le spalle. Mentre gli antidepressivi tengono banco, però omeopatici. E alla fine può capitare di trovare lavoro proprio alla linea di produzione di questi farmaci. Ma attenzione, Sabenation non è uno spettacolo sul dramma della disoccupazione, non ha nulla della noiosa retorica di un teatro di denuncia. La sua verità è più profonda. I sette interpreti sono infatti quello che dicono di essere, sono davvero ex dipendenti della compagnia aerea, selezionati fra centinaia dagli artefici di Rimini Protokoll e trasformati in attori-autori dello spettacolo. Quelle che raccontano sono le loro storie. Senza compiacimenti o vittimismi. Il teatro è fatto per cambiare lo sguardo che posiamo sul mondo, Marthaler insegna. In questo senso Sabenation è uno spettacolo bello e etico, merce rara in un mondo che predica buone pratiche e pratica comportamenti spregevoli.