Nel solco culturale tracciato negli ultimi anni, teso a innescare un contatto vivo tra l’arte contemporanea e il contesto urbano, dopo John Cage e Gianni Celati il nuovo progetto speciale della città di Bologna è dedicato a Romeo Castellucci, regista teatrale e cofondatore della compagnia Socìetas Raffaello Sanzio, di recente insignito dalla Biennale di Venezia del Leone d’Oro alla carriera. Figura di spicco a livello internazionale nell’ambito del teatro di ricerca, autore di opere presentate in più di cinquanta nazioni e prodotte dai più prestigiosi teatri e festival del mondo, l’artista sarà presente a Bologna con diversi lavori (installazioni, performance, proiezioni, concerti) in un inedito e articolato calendario da gennaio e maggio 2014.
Il progetto prende avvio con la sua prima regia lirica, Parsifal di Richard Wagner, prodotto dal Teatro La Monnaie di Bruxelles nel 2011, che andrà in scena al Teatro Comunale dal 14 al 25 gennaio, in occasione del centenario della prima rappresentazione dell’opera in Italia.
Voluto dall’Assessore alla Cultura del Comune di Bologna Alberto Ronchi e curato da Piersandra Di Matteo, il progetto riflette la complessità del percorso artistico di Castellucci, che torna in questo modo a percorrere la città in cui ha studiato (presso l’Accademia di Belle Arti): ripresa di produzioni del passato remoto e proposte del presente, a creare una sorta di grammatica che ridefinisce i termini del linguaggio artistico secondo i codici di questo teatro radicale e originario.
Intercettando diverse traiettorie dell’ampio raggio, gli eventi sono intenzionalmente collocati in specifici luoghi, scelti per le loro caratteristiche storiche, architettoniche e urbanistiche, con l’intento esplicito di tracciare una punteggiatura drammaturgica della città di Bologna. Per questa ragione si è scelto di non occupare spazi teatrali, deputati alla rappresentazione, ma di occupare con le azioni sceniche il più importante palazzo storico del centro, una palestra periferica, un ex ricovero per bambini attivo fino al periodo napoleonico (che successivamente ha ospitato un teatro e una sede universitaria), un rifugio antiaereo, che verranno attraversati per lo più in ore diurne o utilizzando la luce di cui sono dotati gli ambienti stessi. Concepite come visitazioni, le azioni sono pensate per attivare dinamiche di risonanza con gli spazi, che conserveranno, nella loro nudità tecnica, il carattere di luoghi inadatti al teatro “scelti per far emergere la natura propria del teatro” spiega Castellucci. “La luce impersonale che filtra dalle finestre, e il passaggio nomade degli spettatori in questi luoghi inaspettati, porteranno a vivere la città in un modo singolare e a percepire il teatro in un senso di maggiore provvisorietà”.
Il titolo del progetto, e la volpe disse al corvo, e il sottotitolo Corso di Linguistica Generale, sono scelti dall’artista per nutrire l’idea del “linguaggio come perdita, come crisi, come dramma e conflitto in sé: nella favola di Esopo il corvo, se apre bocca, si allontana dalle cose, le perde, eppure alla fine riesce a cantare; la volpe a sua volta agisce un attacco violento – che porta in sé l’aspetto della retorica, che attua la parola intesa come arma – e al contempo essa è l’altro da sé, senza il quale il linguaggio non può compiersi” afferma l’artista. “La trama di questo ciclo di lavori è percorsa dal rapporto con la lingua: in Giudizio Possibilità Essere le giovani donne raggruppate in comunità si tagliano la lingua come unica condizione per poter parlare. La parola che da lì pronunceranno non è una parola che serve, è una parola che ha a che fare col caos, che si origina da una bocca-cavità vuota e si fa poesia come azione in sé, come ricerca esasperata della bellezza. In Persona la maschera condensa tutte le lingue dei popoli in un urlo tellurico; in Uso umano di esseri umani si riprende la Generalissima, come esercizio di lingua universale; mentre i Pezzi staccati di Giulio Cesare mettono a nudo la retorica; e Attore il tuo nome non è esatto crea un doppio distacco della lingua che abita i corpi, al punto di renderla nuovamente aderente al vero”.
In calendario si articolano, oltre a Parsifal – col quale il regista scava nell’origine mitica del Graal – lavori legati dal filo rosso del linguaggio: l’installazione Persona, allestita in un rifugio antiaereo a creare un cortocircuito tra paura e protezione, tra umano e disumano (24-30 gennaio, Rifugio antiaereo, via Indipendenza 71/z, presso Autorimessa Pincio, in collaborazione con Istituzione Bologna Musei per ART CITY 2014); il programma di proiezioni L’atto di vedere con i propri occhi, composto da due anime – da una parte i materiali inediti degli esordi della Socìetas Raffaello Sanzio (video degli anni Ottanta e Novanta) insieme ai più recenti cicli filmici integrali, e dall’altra i film attinti dalla storia antica e contemporanea del cinema, scelti appositamente dall’artista come riferimenti del proprio immaginario – (8-25 febbraio, Cinema Lumière e Sala Cervi, presentato dalla Fondazione Cineteca di Bologna, con introduzione di Castellucci l’8 e il 14); l’azione teatrale ideata per Bologna in prima assoluta, e presentata da Xing, Uso umano di esseri umani, che vede Castellucci riprendere in mano la Lingua Generalissima creata con la Socìetas Raffaello Sanzio nel 1985 nell’idea della condensazione di un sapere universale, per riattraversarla con ispirazione pittorica e suggestione organica nella luce atonale di un luogo attualmente inattivo proprio nel centro della città (14-16 febbraio, Ex Ospedale dei Bastardini, si ringrazia per la collaborazione la Provincia di Bologna); e poi i monologhi da Giulio Cesare (spettacolo del 1997), intesi come Pezzi staccati di un vero dramma della voce alle prese con il potere retorico della parola, riallestiti tra le statue d’ispirazione classica che popolano un ex chiesa gesuita (27-30 marzo, Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti, luogo reso disponibile grazie alla preziosa collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna); l’azione performativa Giudizio Possibilità Essere, che fa risuonare le parole di Friedrich Hölderlin nel vuoto ginnico di una palestra (2-6 aprile, Palestra Arcoveggio); il concerto inedito Unheard di Scott Gibbons – frutto delle sue ricerche sonore legate all’essenza sottile degli elementi organici – con un intervento particolare di Romeo Castellucci, presentato da AngelicA Festival Internazionale di Musica che gli affianca l’incontro-conversazione tra lo stesso Castellucci e il compositore e regista Heiner Goebbels, con Massimo Simonini (direttore di AngelicA Festival), dal titolo La presenza acustica nelle arti performative (24 maggio, Teatro San Leonardo); e infine la performance Attore, il tuo nome non è esatto che conclude l’intero progetto mostrando l’essenza dell’attore secondo Romeo Castellucci e infiammando il palazzo più prezioso della città (28 maggio, Salone del Podestà di Palazzo Re Enzo).
Proseguendo la tradizione della Socìetas Raffaello Sanzio, che da sempre concepisce la scena in stretta relazione con l’urgenza di collocare il gesto artistico dentro un quadro di pensieri e immagini, e la volpe disse al corvo prevede due momenti di riflessione teorica sul lavoro dell’artista che ha dato corpo a un nuovo modo di pensare il teatro nella nostra epoca, autore di un teatro fondato sulla totalità delle arti: il convegno internazionale La quinta parete (5 aprile, Palazzo Marescotti, nell’ambito della XXVI rassegna del Centro La Soffitta-Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna) e l’incontro Il ritmo è tutto, dialogo filosofico tra il regista e Federico Ferrari, filosofo e critico d’arte italiano (27 maggio, DOM la cupola del Pilastro), oltre a una produzione di materiali editoriali, pubblicati per i tipi di Corraini, che scandiranno il progetto: concepiti come rilievi della materia artistica, intrecceranno dimensione testuale e trama iconografica nella misura tipografica del “sedicesimo”, con la cura di Romeo Castellucci e Piersandra Di Matteo (i sedicesimi saranno disponibili a Bologna nei luoghi di spettacolo, e presso corrainiMAMbo artbookshop).
“Il lavoro che stiamo svolgendo a Bologna con i progetti speciali nasce dall’esigenza di porre al centro un modello culturale che non si confonda con le strategie di marketing e di turismo e che distingua la storia della cultura dall’atto di creazione di una cultura contemporanea, ponendo l’attenzione sui linguaggi di autori di portata internazionale. A questo si aggiunge una metodologia che mette in movimento relazioni costruttive tra soggetti istituzionali e altre realtà cittadine – legate da un rapporto di collaborazione o convenzione con il Comune – permettendo di ottenere un tessuto condiviso e una qualità della spesa. Ridimensionando i valori imperanti della cultura-spettacolo, che vede al centro l’apparire e basa tutto sulla rumorosità di eventi fatui, Bologna si avvia a farsi sempre di più fucina di un nucleo di pubblico consistente che segue e apprezza queste attività, e i risultati che abbiamo già ottenuto negli anni scorsi, in termini numerici e qualitativi, lo dimostrano”, afferma l’Assessore alla Cultura del Comune di Bologna Alberto Ronchi. “L’intervento di Romeo Castellucci nella città di Bologna – nato anche dall’esigenza di mostrare un percorso artistico più conosciuto e valorizzato all’estero che in Italia – si sviluppa attraverso un dialogo con l’artista, che agirà col proprio segno in stretta relazione ai luoghi, abitando un tempo lungo; ciò favorisce un legame reale e vivo con il contesto cittadino permettendoci di rimarcare un altro tipo di azione culturale rispetto ai modelli imperanti del mordi e fuggi”.