Dopo l’anteprima affidata a Un anno dopo di Tony Laudadio, in scena con Enrico Ianniello al Teatro Due, Le vie dei festival prosegue al Teatro Vascello con un fitto calendario di appuntamenti.
Momento d’incontro, luogo di visioni privilegiate per gli spettatori più attenti che vogliono confrontarsi con tematiche e linguaggi attuali, “festival dei festival”, che da sempre presenta spettacoli e compagnie scelte tra le migliori delle manifestazioni dell’estate, Le vie dei festival, diretto da Natalia Di Iorio e realizzato dall’Associazione Cadmo ha sempre espresso la sua vocazione internazionale. Qui si sono incontrati per la prima volta artisti che oggi sono unanimemente considerati i maestri della nuova scena non solo europea, da Eimuntas Nekrosius a William Kentridge, Alain Platel, Alvis Hermanis, solo per citarne alcuni, e hanno trovato spazio alcune delle esperienze più innovative di questi anni, quelle che maggiormente interrogano la forma del teatro che verrà, come l’intrecciarsi di cinema e teatro nel newyorkese Big Art Group di Caden Manson, la poetica scrittura drammaturgica dell’iraniano Amir Reza Koohestani e, dalla Bielorussia, il “teatro giornale” del Belarus Free Theatre.
Le vie dei festival giunge quest’anno alla sua XX edizione e segna questo significativo traguardo – raggiunto tra difficoltà crescenti – con una sorta di racconto della propria storia che si andrà componendo, sera dopo sera, al Teatro Vascello, attraverso le azioni sceniche di alcuni degli artisti che vi hanno nel tempo contribuito, protagonisti italiani della scena mondiale che con la loro presenza testimoniano concretamente la condivisione di un progetto artistico.
Proprio tali difficoltà, culminate in un consistente taglio delle risorse, impediscono a Le vie dei festival di mantenere la propria identità di “festival dei festival”, pur riuscendo a comporre un programma di indiscutibile livello artistico grazie alla solidale e convinta adesione di prestigiose personalità del mondo teatrale.
Degli spettacoli in programma tre sono ospitati grazie al sostegno dell’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale: Leonce e Lena di Nicola Russo, Malacrescita di Mimmo Borrelli e Circus Klezmer della Compagnia Aire Aire di Barcellona.
A inaugurare la rassegna lunedì 28 ottobre, testimoniando in concreto la sua vicinanza, è Toni Servillo con una replica straordinaria – nel mezzo della tournée delle Voci di dentro – di Toni Servillo legge Napoli. La città dai mille volti e dalle mille contraddizioni, nella quale da sempre convivono vitalità e disperazione, prende vita nella sua voce. Ne emerge una fuga dalle icone più obsolete della napoletanità, ma insieme un bisogno perentorio di non rinunciare ad una identità sedimentata da quattro secoli di letteratura. Un viaggio nelle parole di Napoli, da Salvatore Di Giacomo a Ferdinando Russo, da Raffaele Viviani a Eduardo De Filippo e Antonio De Curtis, fino alla voce contemporanea di Maurizio De Giovanni e Giuseppe Montesano, Mimmo Borrelli, Enzo Moscato. Questi ultimi due saranno a loro volta protagonisti delle Vie dei festival con loro opere, in un ideale collegamento con la serata inaugurale.
Mimmo Borrelli, autore e attore poco più che trentenne, già consacrato regista di rilievo nazionale è stato definito: “drammaturgo di una forza espressiva che al momento non ha uguali nel teatro italiano”.
Il suo spettacolo, Malacrescita, una versione post moderna della Medea di Euripide, ambientata in terra di camorra, va in scena il 1° novembre.
Enzo Moscato, questa volta in veste di chansonnier, in Toledo Suite dove interpreta brani di Viviani, Gill, Taranto, Trovajoli, o anche hit canori notissimi come “Scalinatella”, “Cerasella”, “Anema e core”, facendoli incontrare/scontrare con autori quali Brecht, Eisler, Weill, Marguerite Duras. Un viaggio musicale, colto e popolare, raffinatissimo e originale messo a punto da Pasquale Scialò, un recital di forti e suggestive emozioni, grazie anche alle immagini sceniche che lo accompagnano realizzate da Mimmo Paladino (10 novembre). E a sottolineare il legame sempre forte tra Le vie dei Festival e Napoli, arriva la compagnia Teatri Uniti che, dopo il successo di Chìove, ripropone un nuovo testo di Pau Mirò: Jucatùre (Giocatori) in scena al Vascello il 9 novembre. Napoli e Barcellona vengono ancora una volta unite in teatro da Enrico Ianniello regista e traduttore dell’allestimento italiano di questo testo che è andato in scena a Barcellona con la regia dello stesso Mirò, al Teatre Lliure.
I protagonisti – quattro uomini, interpretati da Enrico Ianniello, Renato Carpentieri, Tony Laudadio e Giovanni Ludeno – condividono tragicomiche frustrazioni e fallimenti giocando a carte, in attesa di un ultimo estremo guizzo vitale. La vicenda è ambientata in un vecchio appartamento, un rifugio dove il fallimento è la regola. I soldi sono spariti da tempo, come qualsiasi possibilità di successo personale. Ma proprio sul punto di toccare il fondo, i quattro decidono di rischiare il tutto per tutto.
Sempre al Teatro Vascello, il 9 novembre, ore 18.30, si potrà assistere a una proiezione di film che, col titolo di 1993 – ricordo di Antonio Neiwiller a vent’anni dalla morte, rende omaggio all’autore, artista visivo e regista, napoletano di nascita ma di formazione culturale cosmopolita, morto a soli quarantacinque anni. Antonio moriva a Roma il 9 novembre 1993 e Le vie dei Festival vogliono onorarne la memoria ricordandolo a chi lo ha conosciuto e facendo conoscere ai più giovani lo straordinario artista che è stato. Del suo percorso creativo restano i preziosi scritti, la memoria viva di quanti lo conobbero e lavorarono con lui e tre soli esempi del suo lavoro di attore cinematografico: il sacerdote assistente di Renato Caccioppoli in Morte di un matematico napoletano di Mario Martone, il visionario sindaco di Stromboli in Caro Diario di Nanni Moretti (indimenticabile il suo saluto alla nave che si allontana) e Il monologo de L’altro sguardo, mediometraggio di Rossella Ragazzi, presentato a Venezia nel 1996, testimonianza filmata dell’ultimo spettacolo di Neiwiller e suo autentico testamento poetico.
Martedì 29 ottobre Fabrizio Gifuni – anche lui presente alle Vie dei festival per testimoniare la condivisione di un progetto artistico fatto di un impegno calato nella pratica – tiene una sua Lezione/spettacolo su Gadda e il teatro, un atto sacrale di conoscenza. L’attore sta conducendo da oltre dieci anni un vasto e approfondito studio sull’opera di Carlo Emilio Gadda dallo spettacolo L’Ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro – seconda tappa del progetto Gadda e Pasolini, antibiografia di una nazione (edito da Minimum Fax) – fino alla recente lettura integrale di Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana (per Emons audiolibri). In questa serata Gifuni, alternando letture a momenti performativi, interpreta alcune tra le pagine più belle del Gran Lombardo, scoprendo i fili che lo legano a questo autore. Dai primi folgoranti racconti giovanili (Teatro e L’incendio di Via Keplero) ai capolavori assoluti (Il Pasticciaccio e La Cognizione del dolore), passando per i Diari di guerra e l’esilarante referto sulla psicopatologia erotica del ventennale flagello fascista (Eros e Priapo): un corpo a corpo con la lingua più sconvolgente del Novecento italiano, per restituire al pubblico il significato di una passione.
Sono cinque “i ritorni” a Le vie dei Festival. Il 30 ottobre, la compagnia Scimone Sframeli festeggia il ritorno di Nunzio alle Vie dei festival, a vent’anni dal suo fortunato esordio. Il testo in messinese di Spiro Scimone, con Francesco Sframeli e Spiro Scimone, regia di Carlo Cecchi, scene di Sergio Tramonti, spettacolo rivelazione del 1994, mantiene intatti ad oggi – dopo più di mille repliche in tutto il mondo – pregi e motivi di interesse. Nunzio e Pino, due figure di meridionali emigrati per motivi di lavoro, vivono in un modesto appartamento di una città del nord. L’azione, che si svolge nell’arco di una sola giornata, descrive il momento in cui Pino tornando a casa dopo un omicidio, scopre che Nunzio ha seri problemi di salute.
E torna, dopo quindici anni, alle Vie dei festival Sandro Lombardi per interpretare, nella nudità della scena, i Tre Lai, di Giovanni Testori, Cleopatràs, Erodiàs, Mater Strangosciàs. Questi lamenti di solitudine, estremo capolavoro dello scrittore di Novate che, sulla soglia della morte, aveva mascherato dietro le sagome di tre eroine dell’antichità il suo canto alla vita. Un canto talmente autobiografico da giustificare la scelta di farlo interpretare a un uomo; un canto d’amore verso la vita cui Lombardi ha risposto con totale adesione d’attore, offrendo una delle sue prove più alte. Niente travestimenti, dunque, e niente orpelli : solo un corpo, una voce, e la verità dei sentimenti (2 novembre).
Dal 3 al 5 novembre, l’atteso ritorno alle Vie dei festival – dopo il grande successo riscosso al Teatro Argentina lo scorso anno – del Circus Klezmer della compagnia spagnola Aire Aire di Barcellona. La musica klezmer, eseguita magistralmente dal vivo e l’umorismo della cultura yiddish, si sposano con le abilità del circo e la comicità del teatro in uno spettacolo poetico ed esilarante. In scena, provenienti da tutto il mondo, musicisti e attori che sono anche acrobati, giocolieri, clown e Adriàn Schvarzstein, eclettico, comico, dirompente artista di origine argentina ideatore, regista e interprete dello spettacolo che ha conquistato pubblico e critica in tutto il mondo.
Maurizio Donandoni, autore di un testo dal titolo omonimo del 1991, porta al festival l’esito finale di un laboratorio condotto a Belluno: Memorie di classe, realizzato su commissione dell’ Associazione Culturale Tina Merlin, per ricordare la tragica vicenda del Vajont di cinquant’anni fa. In scena il 7 novembre, con Maurizio Donadoni e Andrea Battistini, curatori dell’allestimento, un gruppo di ragazzi dell’Istituto Galieo Galilei di Belluno. Collettivo narrante in ricordo dei tanti giovani portati via dall’acqua cinquanta anni fa e in memoria di tutte le vittime del Vajont, molte ancora insepolte, sacrificate sull’altare di uno sviluppo spacciato per progresso.
Il 31 ottobre e il 1° novembre, la giovanissima formazione Monstera diretta da Nicola Russo – rivelazione alle Vie dei festival dello scorso anno con Elettra, biografia di una persona comune Leonce e Lena di Büchner, in un allestimento appositamente studiato per il palcoscenico del Teatro Vascello: l’azione è ambientata in una sala da ballo e gli spettatori – seduti all’interno dello spazio scenico – ne fanno parte anche fisicamente. Lo spettacolo comincia nel post festa. L’aria è di disfacimento, hanno tutti bevuto troppo, gli strascichi delle gonne nere di sporcizia, qua e là abbandonati per terra strumenti musicali rotti, bicchieri, bottiglie. Festoni pendono dal soffitto e dagli altoparlanti si susseguono musiche da ballo.
Anche Carlo Cecchi, ha voluto testimoniare la sua vicinanza al festival e vi parteciperà insieme al Maestro Nicola Piovani. Duo è il luogo dove l’attore incontrerà il musicista: i due artisti si confronteranno per creare nuovi percorsi, liberi di inventare sia sulle parole che sulle note (8 novembre). Da una parte la capacità attoriale di improvvisare su un testo e di suggerire percorsi musicali, dall’altra le incursioni del musicista su una “partitura” non scritta, libera di condurre le parole e i testi verso scenari imprevisti.
Nella sezione dedicata ai ragazzi due spettacoli che hanno raccolto negli anni importanti premi e riconoscimenti nazionali e internazionali. Più di duemila rappresentazioni in Italia, Portogallo, Francia, Inghilterra, Spagna, Canada: dal 1994, anno del debutto, Con la bambola in tasca, ispirato alla favola Vassilissa la bella di Afanasiev, ha vissuto e rivissuto in lingue diverse, in paesi diversi, ricreando ogni volta il suo nucleo dallo sviluppo imprevedibile: il particolare gioco di relazione che si crea tra una bambina “catturata” tra il pubblico e l’attrice in scena. Vassilissa è una bambina che deve lasciare il calore protettivo della casa e deve incontrare il mondo, un mondo che ha le forme rabbrividenti della Baba Jaga, la “vecchia selvaggia” (2 novembre ore 15 e 17, domenica 3 novembre ore 11).
Tam Teatro Musica si ispira a Chagall per il suo Anima blu in scena domenica 10 novembre alle ore 15.00, spettacolo per ragazzi che ha collezionato una lista tanto lunga di premi in Italia e all’estero. Grazie all’uso sapiente della videoproiezione, i due mondi separati e paralleli della realtà e del sogno, si alternano sulla scena e finiscono per confondersi uno nell’altro, integrandosi tra loro, fino a fondersi in un unico momento che li contiene entrambi.
Al Teatro Due, torna a Roma Mistero Buffo e altre storie di Dario Fo e Franca Rame, interpretato dagli allievi della Scuola Paolo Grassi di Milano, insieme a quelli della Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine, ora riuniti sotto la sigla del centro teatrale MaMiMò, con il partecipe sostegno dei due autori e il coordinamento artistico di Massimo Navone. Un passaggio di testimone alle giovani generazioni di artisti è il senso più autentico del progetto che ha portato alla creazione di questo spettacolo in scena dal 5 al 24 novembre.
Il gemellaggio con il Festival milanese Stanze, ideato da Alberica Archinto e Rossella Tansini, porta alla realizzazione di tre appuntamenti ospitati in luoghi diversi della città. Arte dell’ incontro e della condivisione, il teatro esce dalle sale per entrare nelle case. La formula non è nuova, ma conosce una netta espansione: piace l’ esperienza anomala di un contesto alternativo e “domestico”, piace l’ occasione di entrare in appartamenti sconosciuti, piace l’ intimità con gli artisti.
Il primo spettacolo è Essere norvegesi (Being Norwegian) con Elena Arvigo e Roberto Rustioni (16 e 17 novembre), storia dell’incontro tra un uomo e una donna nella Scozia d’oggi, cui seguono Uno, di Gabriele Frasca, che racconta nove risvegli mattutini, densi di inquieti interrogativi sulla vita, con Tommaso Ragno e Daniela Piperno, regia di Alessandra Cutolo (23 e 24 novembre) e Il ballo ispirato a Iréne Némirovsky e interpretato da Sonia Bergamasco (30 novembre, 1 dicembre).