La scena di Alvis Hermanis stavolta non odora. Di fronte alle stanze decrepite del suo Long life, alla comune hippie dello splendido The sound of silence, davanti alla camera misera di Sonja si era assaliti immediatamente da un odore, la cui dominante piombava lo spettatore nell’atmosfera dello spettacolo. Era nostalgico l’odore di The sound of silence, […]
Continua a leggere...Una volontà politica del teatro esiste ancora? E dove possiamo rintracciarla, oggi? Sono domande che ritornano di quando in quando alla mente dello spettatore. E tanto più davanti al lavoro di Massimo Castri che da uomo di libri prima che di scena, in anni lontani, aveva tentato di ripensare la prospettiva del teatro politico, affiancando […]
Continua a leggere...Sono lì, in mutande e canottiere bianche. In quattro. Saltano, fanno esercizi di riscaldamento. Come prima di entrare in campo, per una gara. Quando infatti in sala si abbassano le luci, si danno con foga agonistica a una masturbazione collettiva. Prolungata fino allo sfinimento, fino alla reiterazione di orgasmi eccessivi. Hasta la victoria siempre. Fra […]
Continua a leggere...Alvis Hermanis o l’arte della memoria. Anche se, all’inizio, quel suo Revidents che ambientava la commedia di Gogol fra i fornelli di una sorta di trattoria familiare o di di mensa di paese, con cui si rivelò sulla scena internazionale il talento del giovane regista lettone, poteva essere letto in una chiave di grottesca critica […]
Continua a leggere...1. C’è un momento esemplare nella bella messa in scena della Trilogia della villeggiatura allestita da Toni Servillo. La giovane protagonista di quelle smanie, di tutta quella comica infelicità per un abito o per un amante, avanza sola fino al margine del proscenio ma lì, invece di dar voce a un suo atteso monologo, si […]
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